sabato 5 ottobre 2013

Inchiesta sui depuratori del Sabato: Gli impianti erano gestiti da ditte in odore di Camorra?

Cosa si cela dietro l'indagine su alcuni depuratori comunali della nostra provincia? Dopo la proroga delle indagini relativa all’inchiesta della Procura di Avellino sulla depurazione e sullo scarico nei fiumi Sabato e Calore. Quella che aveva portato all’emissione di 29 avvisi di garanzia a sindaci, responsabili Utc e gestori degli stessi impianti, finiti sotto sequestro nel dicembre scorso, molti si chiedono come mai il Procuratore della Repubblica Rosario Cantelmo e i sostituti che si occupano dell’indagine, i pm Roberto Patscot ed Elia Taddeo, abbiano richiesto maggiore tempo per concludere la fase istruttoria.



I FATTI - La Forestale, ricordiamo, pose nei mesi scorsi sotto sequestro preventivo 16 impianti di depurazione in provincia di Avellino. Sono state 29 le persone indagate tra Sindaci, responsabili degli Uffici Tecnici e Amministratori delle società che gestiscono i depuratori.
Il sequestro è stato effettuato in seguito al monitoraggio capillare dei bacini idrografici della zona e la relativa verifica della funzionalità degli impianti di depurazione presenti sul territorio di competenza della Procura della Repubblica di Avellino. 
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Avellino, sono state condotte dal Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) del capoluogo irpino, dai Comandi Stazione della zona e dai Forestali in servizio presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura, con il supporto della Guardia Costiera.
Ad emergere fu il grave inquinamento dei fiumi Calore e Sabato, provocato dall'inefficienza degli impianti di depurazione e, in alcuni casi si sarebbe riscontrata l'illecita gestione delle acque reflue, con sversamento diretto senza alcuna attività di trattamento depurativo. Le violazioni riscontrate dalla Forestale riguardano i limiti tabellari previsti dal Testo Unico Ambientale, relativi alla concentrazione di batteri Escherichia coli, di azoto ammoniacale, di solidi sospesi e di tensioattivi totali.

MA COSA SI CELA TRA LE CARTE DELL'INDAGINE? - Ma andando a scrutare le carte delle indagini emergono circostanze che potrebbero far ipotizzare anche altri tipi di situazioni criminose. Il sospetto parte dalla presenza dell'azienda IBI Idroimpianti spa, poi Entei spa, un'azienda che sembra avere avuto problemi con l'antimafia. Qualche bene informato riferisce che il sistema di approvvigionamento degli appalti coinvolgerebbe anche qualche persona legata da rapporti di lavoro con l'Arpac di Avellino, che svolgerebbe, data la posizione professionale, un azione di pressione sugli enti locali. Quindi la proroga delle indagini potrebbe essere dovuta ad un supplemento d'indagine sugli aspetti legati all'affidamento degli impianti. Infatti, in diversi comuni di quelli interessati alle indagini si scopre che le società gestrici del servizio erano proprio la IBI spa poi confluita nella Entei spa.
Ecco la storia di queste società:

IBI ED ENTEI SPA - La Ibi Idroimpianti spa, è una società colpita da interdittiva antimafia e finita al centro di una delle più importanti inchieste sullo scandalo rifiuti in Campania, quella sulla discarica di Chiaiano. La Ibi, sospesa dalla gestione del sito nel febbraio 2011, è accusata di aver utilizzato materiali scadenti ed aver dato subappalti alla Edil Car della famiglia Carandente Tartaglia legata al clan Mallardo e ai Casalesi. Di proprietà della famiglia D’Amico, la Ibi all’inizio del 2011 viene acquistata dalla Entei spa che nel suo assetto manageriale presenta evidenti continuità con la Ibi. A cominciare dalla figura di Dario Spigno, ex procuratore di Ibi ed ora amministratore unico di Entei strettamente legato alla famiglia D’Amico, attualmente proprietario di quasi un terzo dell’azienda. E il 29 marzo 2012, Spigno è stato anche condannato insieme a Alessandra D’Amico per l’omicidio colposo di Pietro Ghiani, un operaio morto nel 2008 mentre lavorava in nero in un cantiere a Mores, provincia di Sassari. Anche gli altri proprietari della Entei hanno in passato lavorato per Ibi: Imperato Liberato e Franco Russo, azionisti di maggioranza dell’Entei, erano rispettivamente direttore tecnico e socio della Ibi. Tanto che la procura di Caltanissetta nel febbraio 2012 ha spiccato un’interdittiva antimafia atipica contro la Entei.

LE SCATOLE CINESI - Quando nel 2011 Entei acquista Ibi, subentra alla chiacchierata impresa in tantissimi appalti. Non a Napoli, dove nell’autunno del 2011 il consigliere comunale Pietro Rinaldi della lista civica “Napoli è tua”, nota la continuità tra Entei ed Ibi. Rinaldi presenta una durissima interrogazione e spinge l’amministrazione a revocare alla società gli appalti che riguardavano la depurazione delle acque reflue alla Ibi-Entei. Delle scatole cinesi dei D’Amico si accorgono anche in Sicilia dove Entei è azionista delle aziende dell’acqua di Caltanissetta (Caltacqua) e di Agrigento (Grigenti acque). Un’interdittiva antimafia viene spiccata da parte della prefettura di Agrigento ai danni della Entei. La società, che era subentrata ad Ibi, è costretta tra febbraio e marzo del 2012 a lasciare la Sicilia. Eppure, in altri Comuni la Entei continua a vincere appalti come se nulla fosse, in particolar modo nella provincia di Avellino (Lapio, Carife, Altavilla Irpina, Sant’Angelo all’Esca, tutti soggetti alle indagini condotte dalla procura avellinese) e Salerno (Sala Consilina). Ma anche nel palermitano, a Giardinello, e in provincia di Treviso a Montebelluna. Prima o poi però si trova sempre qualcuno che si mette ad indagare. La procura di Lagonegro ha aperto un fascicolo sulle attività della Entei in merito alla gestione dei depuratori lucani. In Basilicata, la Entei subentra ad Ibi nella gestione di alcuni depuratori del fiume Noce. Depuratori che, secondo i comitati civici locali, non funzionano bene. 

LE VICENDE DELLA ENTEI - Per completezza d'informazione riassumiamo alcuni incidenti di percorso della Entei:

  • Il 28 ottobre 2011 la Prefettura di Cagliari emette nei confronti della Entei l’informativa interdittiva antimafia [ex art.10 Dpr 252/98]. Successivamente la ditta ricorre al Tar Sardegna [n. 1174/2011] per impugnare il provvedimento.
  • Il 9 novembre 2011 il Consorzio d’ambito ottimale di Agrigento, in seguito all’interdittiva della Prefettura di Cagliari, in data 9 novembre 2011, invitava la società di gestione Girgenti Acque Spa - di cui Entei era azionista – «entro trenta giorni dalla ricezione della nota a porre in essere i consequenziali provvedimenti» [nota prot. 2200]. Il 23 novembre 2011 Girgenti Acque comunicava la irrevocabile decisione della Entei Spa di alienazione dell’intero pacchetto azionario posseduto pari al 33 per cento del capitale sociale.
  • Il 20 gennaio 2012 [nota di prot. n. 827] la Prefettura di Caltanissetta comunicava alla locale Autorità d’ambito che nei confronti di Entei SpA con sede a Cagliari che «pur non sussistendo nei confronti del legale rappresentante della citata società cause di divieto o di sospensione dei procedimenti indicati nell’allegato I al decreto legislativo 490/94…sussistono tentativi di infiltrazione mafiosa da parte della criminalità organizzata tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della stessa». In seguito a questo l’Autorità d’Ambito [nota di prot. 203 del 30.1.2012] diffidava la società Caltacqua – Acque di Caltanissetta SpA – gestore del servizio idrico integrato per tutta la provincia di Caltanissetta -, a «risolvere in via immediata ogni e qualunque rapporto contrattuale ad oggi intrattenuto con la ditta Entei SpA, facente parte della relativa compagine sociale». Nel febbraio del 2012 il consiglio d’amministrazione di Caltacqua – Acque di Caltanissetta SpA decreta l’espulsione dal consiglio di amministrazione della ditta Entei (subentrata alla Ibi nella proprietà del 9 per cento delle azioni di Caltacqua).

Entei in Veneto



  • Il 25 maggio 2011 la società Alto trevigiano Servizi srl assegna, dopo gara d’appalto, all’Entei i lavori per l’ampliamento del depuratore di Carbonera (Tv). Il 14 marzo 2012 la società, allertata da articoli di stampa, richiedeva alla Prefettura di Cagliari se fosse stata emessa nei confronti della ditta l’informativa antimafia ex art. 10 DPR 252/98.
  • Il 4 aprile 2012 la Prefettura di Cagliari informava di aver emesso in data 28 ottobre 2011 nei confronti della ditta l’interdittiva antimafia. A quel punto la società Alto trevigiano valuta, anche sulla scorta di un parere pro-veritate richiesto, di attendere l’esito del ricorso al Tar per poter procedere alla risoluzione del contratto e all’affidamento dei lavori alla ditta secondo classificata in graduatoria.
  • Il 30 luglio 2012 l’Osservatorio ambiente e legalità di Venezia, promosso da Legambiente e sostenuto dal Comune di Venezia, invia un esposto alla Prefettura di Treviso chiedendo «di porre in essere tutte le verifiche necessarie ad appurare la correttezza e completezza delle procedure che hanno portato all’aggiudicazione dell’appalto da parte dell’Entei S.p.a.». Negli stessi giorni Gianni Pellizzari, consigliere comunale a Trevignano [Tv] invia un interrogazione alla giunta comunale (per cui riceve risposta il 1 settembre 2012 e il 26 settembre 2012).
  • Il 28 settembre 2012 la Prefettura risponde all’Osservatorio assicurando «di aver provveduto ad avviare ogni utile verifica sulla vicenda segnalata».
  • Nel mese di ottobre 2012 i lavori si bloccano.

Sviluppi in Sicilia

18 Sindaci  hanno inoltrato un esposto alla Procura della Repubblica di Agrigento ed al Ministero dell’Interno, il 24 luglio dei 2012, sulla scandalosa gestione di Girgenti Acque e sulle infiltrazioni mafiose all’interno di detta società di gestione. Di seguito riportiamo un breve stralcio della denuncia dei primi cittadini agrigentini: “Si rappresenta ancora che gli organi di informazione hanno pubblicato diverse notizie relative a società, facenti parte della compagine sociale del gestore, Girgenti Acque, che non avrebbero ottenuto le prescritte certificazioni antimafia dalla Prefettura di Napoli (Ibi s.p.a.) e da quella di Cagliari (Entei spa, società addirittura gestita dalla figlia dell’amministratore della IBI spa)”.
I Sindaci diffidano “il Consorzio d’ambito affinché siano assunte tutte le opportune informazioni presso la Prefettura di Agrigento, il Ministero dell’Interno, l’Autorità giudiziaria e le forze di Polizia giudiziaria affinché sia assunta ogni opportuna informazione, ai fini del rispetto del protocollo di legalità “Carlo Alberto Dalla Chiesa” e della vigente acqua pubblica normativa antimafia in materia sulla Girgenti acque spa e su tutte le società facenti parte della compagine sociale con riferimento a tutti gli amministratori ed a tutti i soci delle stesse, unitamente a tutte le società e le persone fisiche che con la Girgenti acque hanno, sino ad oggi, intrattenuto qualsiasi rapporto economico o professionale”.

La denuncia riguarda anche l’illegittima aggiudicazione del trentennale contratto per la gestione dei 43 Comuni della provincia agrigentina e la pessima gestione delle risorse idriche. Uno dei problemi igienico-sanitari più seri evidenziati è inoltre quello relativo alla mancata depurazione delle liquami fognari ed all’armante inquinamento dei mari agrigentini. Depurazione che, in violazione di una sentenza della Corte Costituzionale del 2005, anche se non effettuata, viene ugualmente fatta pagare a buona parte dei 450 mila cittadini della provincia di Agrigento. Per queste ragioni, sabato 20 luglio sono stai sequestrati, dalla Magistratura agrigentina, i cosiddetti ‘pennelli a mare’ che altro non sono se non dei tubi che scaricavano e continuano a scaricare i liquami fognari non depurati, di tre quarti della città di Agrigento. Liquami riversati addirittura sulla spiaggia di San Leone che hanno reso il mare di Agrigento non balneabile.Tanto da costringere giusta il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, a prendere atto, ‘obtorto collo’, delle decisioni della Procura e del Tribunale di Agrigento ed a firmare un’ordinanza che vieta la balneabilità di un vasto tratto di mare agrigentino.


Insomma dove c'è Entei sembrano esserci problemi ed "acque" poco pulite.

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